Sono Lara, Chicco, Birillo, sono tutti quei cani, spesso di piccola taglia, condotti a guinzaglio nelle passeggiate quotidiane dai loro proprietari i quali mai potrebbero immaginare il tragico destino che attende il loro beniamino.
Capita troppo spesso di ascoltare le drammatiche storie di questi proprietari, la descrizione delle aggressioni, a volte addirittura fatali, subite dai loro cani da parte di altri cani che magari passeggiano anch’essi per le pubbliche vie o che scappano da un cancello aperto o da un’area recintata.
E così la storia di Zoe, la cagnolina anziana di Varese e della sua proprietaria che affida ai media il suo appello colmo di rabbia e impotenza, strappa il cuore.
Veder morire il proprio cane tra le fauci di un altro cane, senza riuscire ad intervenire, ad allontanare l’aggressore dalla vittima, sentire i lamenti della propria cagnolina anziana e debole, deve essere orribile.
Sono un Veterinario esperto in comportamento e storie come quella di Zoe, non sono purtroppo rare.
L’ultima neppure una settimana fa quando un cucciolo di beagle di appena 6 mesi è stato aggredito e trascinato dietro un cespuglio appena sull’uscio di casa dal cane di un vicino scappato di casa.
E’ vivo Peter e tra poco starà bene, ma cane e proprietario (che ha cercato in tutti i modi di proteggere il suo cucciolo aprendo con le proprie mani la bocca dell’aggressore) hanno subito un intervento di pronto soccorso per la sutura delle rispettive ferite.
E’ un problema grave l’aggressività intraspecifica eppure troppo spesso preso sotto gamba, sottovalutato soprattutto rispetto alle aggressioni nei confronti delle persone.
Eppure l’effetto traumatico che questi incidenti comportano, per il cane che li subisce e per le persone presenti, è drammatico e dovrebbe portare tutti i proprietari responsabili ad effettuare delle riflessioni.
Cerchiamo, quindi, di analizzare meglio la questione.
Molti proprietari sono convinti che i cani siano necessariamente animali pacifici e sociali ed effettivamente è spesso così.
Nonostante questo, con la crescita e la maturazione sociale, non è infrequente che i cani tendano ad interagire con gli altri in modo sempre meno ludico e sempre più competitivo o che sviluppino delle reciproche antipatie.
A rifletterci è quello che facciamo anche noi, da bambini giochiamo con chiunque, da adolescenti abbiamo comitive numerosissime di amici, all’università usciamo con chi condivide delle passioni con noi e poi, man mano che passano gli anni, cominciamo a selezionare sempre di più le persone con cui abbiamo effettivamente piacere di trascorrere del tempo.
Lo stesso fanno i cani e la manifestazione di aggressività nei confronti di altri cani, magari adulti e dello stesso sesso, non deve essere considerata necessariamente anormale, nonostante la palese delusione dei proprietari quando compaiono le prime liti al parco.
Le motivazioni sono le più varie: competizione su risorse, possessività, territorialità, predazione, dolore e le emozioni sottostanti quali paura, rabbia, frustrazione, spesso complesse e di non facile comprensione.
Per aggressività si intende la disposizione, regolata da fattori ambientali o interni all’animale, che porta un cane a compiere l’atto aggressivo motivato frequentemente dalla difesa attiva nei confronti di una potenziale minaccia, sia essa reale o percepita.
Il fatto di utilizzare un comportamento aggressivo non fa un individuo “aggressivo” in assoluto.
E’ possibile che i cani manifestino aggressività verso altri cani, in modo molto simile a quello che facciamo noi verso i nostri conspecifici.
Tutti i giorni litighiamo con qualcuno o desideriamo farlo ma siamo per fortuna in grado di controllare le nostre reazioni, la nostra rabbia e i nostri impulsi e di non uccidere le persone che ci tagliano la strada in macchina, per esempio.
La stessa cosa succede tra cani, la maggior parte delle liti canine esita in manifestazioni ritualizzate di segnali comunicativi senza una reale conseguenza e con un assoluto controllo del morso e della reattività.
Eppure in umana da un 3 ad un 5% di persone mostra saltuariamente sintomi di una aggressività persistente, incontrollata ed eccessiva e questa percentuale è ancora più alta tra gli animali.
L’aggressività è certamente un comportamento sociale normale ma alcuni animali non riescono a controllarla e, complici altre problematiche cliniche o psicologiche, presentano uno scarso controllo del comportamento che viene espresso in modo troppo impulsivo o intenso.
L’aggressività è sempre un problema multifattoriale nel quale rientrano caratteristiche del cane, del proprietario e dell’ambiente.
Tra le caratteristiche del cane, la più discussa, è la razza.
Ci sono davvero razze più aggressive di altre?
Centinaia di anni di selezione artificiale hanno sviluppato un grado di variabilità tra i cani e di differenziazione nell’estetica che supera i migliaia di anni di selezione naturale sui lupi.
Gran parte della variabilità morfologica delle razze canine è un effetto della selezione operata per specifiche caratteristiche comportamentali ed è indubbio che anche le modalità comunicative dei cani nonché l’espressione di eventuali problemi comportamentali siano stati, di conseguenza, modificati.
Riuscire a comprendere quali cani mordano di più è davvero complesso in quanto non è nota la reale prevalenza di una razza sul territorio, il numero di cani di una determinata razza cambia nel tempo in relazione alle mode 8e come conseguenza le razze che “mordono di più” cambiano), perché molte morsicature non vengono denunciate, perché molti cani morsicatori sono meticci e perché i cani di grossa taglia sono naturalmente più rappresentati per i maggiori danni che creano.
Ciò detto e innegabile esistano differenze comportamentali, effetto della selezione artificiale, tra le diverse razze ed è forse possibile affermare che i cani di una specifica razza possano essere più a rischio di sviluppare delle variazioni indesiderate dei comportamenti per i quali sono stati selezioni oppure che, quando cani di una particolare razza sviluppano un problema comportamentale, quel comportamento sia influenzato dalla razza stessa.
Per fare un esempio non possiamo dire che i cani da guardia siano più aggressivi dei cani da caccia ma possiamo affermare che siano più a rischio di manifestare una forma deviata o eccessiva di un comportamento (es. la territorialità) che è stato esacerbato attraverso la selezione.
Altro aspetto è la tenacia del morso, anche questa selezionata in specifiche razze (Bull Terrier, American Staffordshire, Rottweilers, Rhodesian ridgebacks) che, associata a determinati tratti fisici (mascelle grandi, muscolatura pesante) rende le ferite inflitte da questi cani particolarmente gravi.
Non possiamo forse dire, per fare un esempio, che un Chihuahua morda meno di un Pit Bull ma è evidente che possa causare danni ben minori.
Se l’aggressività coinvolge poi 2 cani è facile comprendere che le incredibili differenze tra taglie di cani ne rendano alcuni più a rischio di altri.
Se poi ci soffermiamo sul proprietario possiamo notare come esistano almeno 2 popolazioni diverse di proprietari di cani aggressivi verso altri cani: quelli che sono sinceramente spaventati e preoccupati e quelli che pensano che si tratti di un comportamento “normale” e che i cani “risolveranno”.
I proprietari del primo gruppo, considerano qualsiasi segnale di minaccia o di aggressione come aggressività conclamata ed hanno difficoltà a comprendere la valenza comunicativa e spesso educativa del comportamento aggressivo.
Spesso questi proprietari sembrano allarmati anche di fronte a forme di gioco rudi ed accompagnate da sonore vocalizzazioni.
Non è infrequente che, cani che stanno manifestando il loro disagio o il loro desiderio di interrompere una interazione sociale attraverso il ringhio, vengano puniti o sgridati alterando, paradossalmente, proprio quei segnali di minaccia tanto importanti per evitare l’escalation dei conflitti.
I proprietari del secondo gruppo hanno a volte ragione, ma non sempre.
Quando i cani hanno buone competenze sociali, hanno avuto tante possibilità di interagire con gli altri cani sperimentandosi ed apprendendo in ambienti protetti, possono manifestare l’aggressività moderando l’intensità del morso ed inibendo il comportamento in breve tempo senza arrecare danno all’altro ma, se il cane non ha un buon autocontrollo, presenta altri problemi comportamentali, non è socializzato, non è in grado di comunicare e di leggere i segnali degli altri cani o è eccessivamente impulsivo potrebbe non essere in grado di controllare l’intensità dell’aggressione ed essere estremamente pericoloso.
L’aggressività ha, inoltre, una base genetica ormai dimostrata: qualsiasi allevatore o proprietario che accetti la manifestazione di una aggressione inappropriata o che ritenga che tale aggressività sia “normale” per la razza, o non pericolosa perché il cane è piccolo, sta contribuendo al problema.
Quando si parla di comportamenti aggressivi, la prevenzione è prioritaria: i cuccioli attraversano un periodo di socializzazione molto critico tra le 4 e le 12/14 settimane di età. Durante questo periodo tutti i cuccioli dovrebbero essere esposti a persone e bambini di tutte le età, nonché esposti ad altri cani.
La socializzazione deve però essere graduale e non eccessiva per non esitare in eventi traumatici, la qualità delle interazioni è senza dubbio più importante della quantità delle stesse.
Attenzione, per esempio, alle lunghe interazioni al guinzaglio: la tensione degli stessi crea tensione nei cani.
I cani di solito si eccitano quando vedono un altro cane soprattutto quando si avvicinano e anticipano un’interazione.
Già l’avvicinamento è quindi spesso “arricchito” da strattoni e sgridate che aumentano molto la tensione.
Quando i cani si salutano educatamente, sono rilassati e passano abbastanza velocemente dal naso alla coda mentre annusano ma non tutti i cani hanno lo stesso livello di tolleranza all’interazione.
Quando i cani si incontrano al guinzaglio, il loro movimento è limitato e quindi il linguaggio del corpo e i segnali che di solito si danno reciprocamente sono inibiti.
I cani non si capiscono e possono interpretarsi male, causando potenzialmente l’emissione di comportamenti aggressivi.
Alcuni cani sono, inoltre, molto reattivi al guinzaglio e, alla vista di un altro cane, si agitano ed abbaiano.
E’ possibile che abbiano, almeno inizialmente, una motivazione ludica ma la frustrazione provata quando il proprietario dell’altro cane si allontana e la tensione del guinzaglio, alterano rapidamente la percezione dell’evento che diventa rapidamente fastidioso e la vista dell’altro cane viene associato ad esperienze negative.
Attenzione anche alle aree cani, spesso troppo piccole per poter garantire interazioni serene e scevre da rischi.
La potenziale incompatibilità caratteriale o fisica, tra i cani presenti, può portare alcuni cani a vivere esperienze davvero negative.
Trattare cani aggressivi è possibile ma i proprietari devono capire che raramente c’è una cura, non si tratta di una patologia da curare ma di un comportamento da controllare. Per sempre.
Il modo più sicuro per gestire l’aggressione è monitorare ed evitare le situazioni di rischio.
Nei contesti in cui è più probabile che si verifichi un comportamento aggressivo (ad es., le passeggiate nel parco), il cane deve essere tenuto lontano dalle potenziali vittime, essere costantemente sotto controllo ed essere abituato ad indossare la museruola a canestro.
I cani che manifestano comportamenti aggressivi, per la sicurezza loro, delle persone e degli altri cani, devono essere tenuti costantemente con un doppio guinzaglio e i proprietari devono responsabilizzarsi ad una corretta gestione che riduca al minimo ogni rischio di aggressione.
Se esiste la possibilità che il cane scappi da casa o si allontani senza supervisione è fondamentale evitarne la fuga.
Con programmi specifici di modificazione su ambiente fisico, assetto psicologico e cognitivo/relazionale del cane è certamente possibile ridurre la reattività e l’ansia del cane in quelle circostanze ed alterare la percezione delle situazioni o degli stimoli problema.
Punire un cane per aver manifestato un comportamento aggressivo è, invece, pericoloso e può contribuire a un peggioramento rapido del problema.
La questione delle aggressioni canine è, spesso, pesantemente appesantita dalla emotività dei proprietari.
Dobbiamo approcciare il problema in modo rigoroso e scientifico, senza lasciarsi influenzare da retorica, stereotipi o romanticismo.
Il rispetto verso le altre persone, verso il proprio cane e quello degli altri parte dalla consapevolezza, la gestione in sicurezza è l’unico modo per essere più responsabili e più civili, per diventare proprietari migliori.
binance
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